Un operaio in esubero
Lu Min, classe '73, sarà presto in Italia. Cena per sei è il suo titolo più noto. Ne pubblichiamo uno stralcio (per gentile concessione della casa editrice Orientalia)
Due famiglie cenano assieme ogni sabato, mentre sullo sfondo la Repubblica popolare dismette i grandi complessi industriali di Stato. Siamo nella periferia di una non meglio specificata metropoli del sud. Due vedovi provano a consolarsi vicendevolmente, almeno a letto, mentre i rispettivi figli si studiano con diffidenza. L’epoca della famosa “ciotola di riso di ferro”, il posto fisso, sta cedendo il posto alla fantasiosa micro-imprenditoria del comunismo con caratteristiche cinesi. C’è chi si lascia completamente andare, e chi si arricchisce. Siamo tra la fine degli anni novanta e i primi anni del nuovo millennio: la vecchia Cina viene demolita per far posto alla nuova. Verrebbe da citare Antonio Gramsci: “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri”.
Agli occhi di molti, in particolare dei colleghi della fabbrica, l’amnesia di Bogang era iniziata con la riorganizzazione della zona industriale. Checché se ne dica, il potere dell’apparato statale è superiore a quello del morbido corpo di una donna.
Nel 1999, sul quartiere si stava abbattendo la tempesta della cosiddetta ‘liquidazione’. Oltre ai beni materiali, il processo ovviamente investiva anche la forza lavoro in carne e ossa. Pertanto, mentre torni, fornaci e macchinari vari venivano svenduti, in contemporanea era stata avviata una campagna di riduzione del personale su larga scala… Ovunque, dalle officine alle mense, ai chioschi, si levavano le urla isteriche e i pianti strazianti di chi perdeva il lavoro. In realtà, lunghi preliminari, iniziati una decina d'anni prima con il 'sistema di responsabilità contrattuale', avevano stimolato in sordina la stravolgente riorganizzazione. Da cinque o sei anni, poi, sull’onda della politica di ‘ristrutturazione delle imprese chiave e rilassamento del controllo sulle imprese piccole’, erano state prese di mira le principali aree economiche ed era iniziato un parziale smantellamento.
Per quanto periferica e povera fosse la zona industriale, anch’essa alle soglie del nuovo secolo fronteggiava una violenta offensiva che le stava cambiando i connotati. Tale sconvolgimento disseminava dolore nel quartiere, il ‘prepensionamento’ e la ‘liquidazione per anzianità’ spogliavano i lavoratori con le loro mani abili, strappandogli la biancheria intima e costringendoli in un angolo: sembravano donne di buona famiglia che difendono coraggiosamente le pudenda ma destinate a essere esposte al pubblico ludibrio. Gli operai affranti strisciavano come vermi. Disarmati, non più impiegabili, facevano le valigie preparandosi a una vita di stenti. Rimpiangevano di non essersi incarnati in un ‘direttore di fabbrica’ o in un ‘vicedirettore’, fosse stato così, con la riorganizzazione avrebbero fatto un salto di carriera, diventando ‘manager’ o ‘vicemanager’ e arricchendosi con le azioni dall’oggi al domani.
I più scaltri girovagavano giorno e notte per le fabbriche, si passavano informazioni, confrontavano importi e condizioni nelle liquidazioni per anzianità, paragonavano le sfumature terminologiche presenti nelle ‘domande volontarie’ che avrebbero firmato: gli ‘accordi’ con cui si svendevano. Era come se si mettessero su una bilancia per vedere se riuscivano a ricavare tre o quattro yuan in più. C’era chi, esasperato, incitava gli altri a organizzare petizioni per negoziare con il ‘direttore di fabbrica’… Anzi, no, ora si chiamava ‘direttore generale’! I capi erano fratelli degli operai, come si sognavano di uccidere l’asino finita la macinatura? La corruzione dilagava, i funzionari tagliavano la testa alla classe operaia e cacciavano con un colpo di scopa i propri compagni, che per la zona industriale avevano versato il sangue e sacrificato la gioventù.
Bogang non prendeva parte a tutto questo. Oltre a bere, non attuava alcuna contromisura e si teneva saggiamente lontano dalla politica. Di fronte a questa resa dei conti faziosa e caotica, faceva lo spettatore, stando seduto a bocca aperta in ultima fila a osservare i colleghi che imploravano il Cielo terrorizzati. Provava dolore e rassegnazione, come se si trovasse su una nave che colava a picco. “Bene, un’altra botta a questa bagnarola che fa già acqua da tutte le parti! Siamo finiti, completamente fottuti!”. “Com’è che mi chiamano ora?”. Non ricordava mai l’espressione, che trovava perfetta, gli piaceva questa sua nuova identità! Gli tornava in mente e se la dimenticava subito dopo, allora si precipitava a chiedere a chiunque avesse vicino: «Aiutami, non sono più un semplice operaio adesso, ho un nuovo titolo, com’è che è?». «Oh, te l’ho appena detto, o no? Sei un operaio in esubero! Cos’hai al posto del cervello? Sta’ attento a quello che fai, ché ora nessuno ti rimborsa più le spese mediche». Il tizio si voltava e tra il serio e il faceto diceva agli altri: «Visto? La riorganizzazione è un casino: al vecchio Ding è venuta l’amnesia!».
*Il titolo originale è del 2012, la traduzione di Natalia Francesca Riva, la curatela di Silvia Pozzi
Secondo Wikipedia il programma 'Zhuā dà fàng xiǎo' (grasping the large and letting the small go) deciso dal presidente Jiang Zemin porto all'eliminazione di 40 millioni di posti di lavore nelle imprese statali. Giusto per fare un cifra. https://en.wikipedia.org/wiki/Jiang_Zemin#Economic_development