Long 🐉 - Rimettere l'uomo al centro
Delufa Press nasce nel 2023 come reazione ad alcune difficoltà editoriali e vuole concentrarsi soprattutto sulla poesia. Intervista al cofondatore Francesco De Luca
Nata nel 2023 come piccola casa editrice indipendente, Delufa Press sta lavorando alla pubblicazione di contenuti poetici e psichedelici riconducibili anche e soprattutto al mondo cinese. Per comprendere l’obiettivo di questo progetto cofondato da Francesco De Luca – scrittore, traduttore e mediatore culturale – lui stesso consiglia guardare al suo Karma Hostel (2019), romanzo d’esordio che racconta una Cina underground, psichedelica e ribelle, e un’idea di uomo “sciamanizzato” e “risvegliato” – argomenti centrali anche per la neonata Delufa Press. Proprio come le avventure del protagonista del libro, infatti, l’esperienza editoriale di De Luca è strettamente legata al mondo cinese, e si sviluppa in reazione a un’Italia che, a suo dire, è stata perlopiù incapace di accogliere idee controcorrente: da qui nasce la volontà di autopubblicarle. Fondamentali, nel dare forma a questa esperienza che si pone in netta contrapposizione al mercato editoriale mainstream per temi e modalità operative, sembrano essere le spinte ideologiche anticonformiste del fondatore, che ha trovato in Cina un’altra “via” editoriale, e nel digitale un mezzo per percorrerla, senza passare dai “re”.
Francesco, qual è il percorso che porta un’opera cinese sugli scaffali delle librerie italiane con il vostro logo? Potere raccontare l’esempio di un’opera da voi pubblicata di cui andate particolarmente fieri?
Il percorso è semplice quanto arduo. Cerchiamo di sintonizzarci con autori importanti, potenti e di interpretare i loro segni poetici ed energetici. Crediamo che questo tipo di opere possano portare benefici e arricchire i lettori e la società, non solo da punto di vista estetico o storico, ma, anche, dal punto di vista dell’invisibile.
Il nostro progetto editoriale inizia quest’anno. Il primo libro che uscirà sarà una selezione di poesie de “I tre poeti dell’Università di Pechino”: Haizi, Luo Yihe e Xi Chuan, per la prima volta insieme in un libro. Abbiamo deciso di proporre questa selezione di poesie perché ritengo Haizi uno dei maggiori poeti mondiali di fine novecento. La sua produzione è vastissima e dopo il mio recente viaggio nello Anhui, dove ho soggiornato quasi un mese a casa sua, stando con la madre, e i familiari, ho avuto modo di visionare tutto l’archivio. Strabiliante!
Però, mi è sembrata un’ottima idea affiancargli i suoi due migliori amici dell’epoca: Luo Yihe (a cui Haizi lasciò in eredità tutte le sue opere dopo il suo suicidio e che le editò e sistematizzò in pochi mesi. Fu un lavoro pachidermico!) e Xi Chuan, uno dei più noti poeti cinesi viventi, di cui figurano, mi risulta, solamente tre poesie in quella storica Antologia di Einaudi, Nuovi Poeti Cinesi, pubblicata nel 1996 a cura di Claudia Pozzana e Alessandro Russo.
In questo libro che stiamo per proporre troveremo cento poesie. Mancano pochi mesi, non fatemi dire di più! Come traduttore sono fiero di aver portato Haizi in Italia e di aver tradotto Gu Cheng, di prossima uscita. A dire il vero anche il lavoro di traduzione di Hei Wen, la poetessa dello Shandong che ha sposato Christopher Doyle, il direttore della fotografia di Wong Kar-Wai, un lavoro non male. Duecento poesie allucinate e folli. Hei Wen è indubbiamente un personaggio “impegnativo” e ci scorniamo spesso su wechat.
Come e quando è nato il vostro progetto editoriale, e con quale obiettivo? La Cina è parte integrante del vostro progetto da sempre o avete pubblicato solo qualche titolo?
Delufa Press nasce l’anno scorso per la necessità di sentirci totalmente liberi e svincolati da qualsiasi logica quando decidiamo o individuiamo, o ci si rivela, un autore cinese, ma non solo. D’altronde Delufa è non solo il mio nome cinese, ma anche il nome del personaggio del libro Karma Hostel, ambientato in Cina, che racchiude un po’ tutto ciò che andremo a proporre sul mercato e nelle menti e i cuori dei nostri lettori, dalla psichedelia, alle neuroscienze, allo studio della coscienza ai salti linguistico-spazio-temporali tra Occidente e Oriente.
Il nostro logo anche lo racconta. Per capirlo è opportuno partire proprio dal carattere di ‘re’ 王, costituito da 4 tratti, 3 paralleli e uno verticale, che unisce i tre paralleli. Il tratto superiore rappresenta il cielo, il tratto inferiore la terra, quello centrale l’umanità, l'uomo, e quello verticale, che collega i tre paralleli, rappresenta colui che unisce il cielo, la terra e l’umanità, ovvero il re. Nel nostro logo, abbiamo sostituito due tratti, quello verticale (il re) che si interseca a quello orizzontale (l’umanità), con altri due tratti che insieme vanno a costituire il carattere ren 人 – corrispondente al concetto di essere umano – per far tornare l’uomo al centro della connessione tra cielo e terra, senza interposte persone, tantomeno un re, un sovrano o un’altra forma di autorità.
L’uomo al centro per noi è l’artista, il poeta, lo sciamano, e incarna una visione che per alcuni tratti ha radici sciamanico-taoistiche. Ecco il ragionamento che ci ha portato alla creazione di questo ideogramma, inesistente in cinese, ma che proprio in Cina ha riscosso molto interesse. Rimettere l’uomo, un uomo sciamanizzato, un uomo risvegliato al centro, tra cielo e terra. Basta coi re (王)!
Gli autori più sono controversi e più sono necessari all’evoluzione del pensiero collettivo
Siamo nati principalmente a seguito di due spiacevoli episodi editoriali, di cui purtroppo è pieno il panorama italiano, in particolare uno legato al grande, sfortunato e dannato poeta Gu Cheng, che non ha ancora visto la pubblicazione per una vergognosa situazione finita in tribunale. Vedremo cosa deciderà il giudice a fine anno.
La Cina è parte integrante del nostro progetto editoriale e di vita. Ho vissuto lì per quasi dieci anni e, in qualità di editore e traduttore (la mia ex moglie è di Tianjin), non me ne allontanerò mai. Assieme a me troviamo Emilio Pappagallo, direttore artistico di Radio Rock e persona di grande cultura e di grande esperienza nella comunicazione occupandosi di radio da trent’anni circa, Valentina Chiarelli che si occuperà della parte amministrativa e fiscale, il professor Beniamino Trombetta dell’Università Sapienza di Roma, docente di genetica e biologia molecolare, si occuperà della collana di neuroscienze (sta per uscire un libro di Dennis McKenna), l’architetta Laura Zerella e Kasper Kavalaris (che gironzola per il deserto dell’Arizona con la sua Harley) che si occuperanno della veste grafica e altri collaboratori tra Italia, Cina e Polonia.
Perché tradurre e pubblicare libri che parlano di Cina nell’Italia di oggi? Perché dedicare attenzione e risorse al mondo cinese?
Ho letto diverse vostre interviste precedenti e le nostre motivazioni non si discostano molto dalle ragioni principali esposte dai nostri colleghi editori o sinologi (anche se personalmente non sono un sinologo, ma un mediatore di lingua e cultura cinese). La Cina non solo è portatrice di una delle culture più preziose e variegate del mondo, ma è anche uno dei maggiori interlocutori presenti e futuri sullo scacchiere mondiale. Bisogna interloquire con i giganti, conoscerli, dialogare, comprenderli, influenzarli, farsi influenzare là dove necessario per migliorarsi, aiutarsi reciprocamente, studiarsi, collaborare per la pace e l’amicizia tra i popoli della terra. L’Italia gode di grande rispetto in Cina. Potremmo giocare un ruolo “marginalmente importante” nella partita del futuro dell’umanità, se solo riuscissimo a non farci scacco matto da soli.
Quando pubblicate un titolo cinese, che attese di vendita avete? Qual è l’opera di narrativa in traduzione che ha riscosso maggior successo di critica e/o di vendite? Quale il principale “insuccesso”, e come ve lo siete spiegato?
Siamo in partenza quest’anno e ci dedicheremo principalmente alla poesia che, come sappiamo, purtroppo, non ha grandi prospettive di vendita. Posso scoccare la freccia delle mille copie a volume di poesia. Sarebbe un risultato eccellente, per noi.
Si sente spesso parlare di una “guerra fredda” Cina-Usa, in particolare in relazione a una contrapposizione discorsiva che tende a inglobare anche il mondo culturale europeo. Quanto le tensioni ideologiche influiscono sulle scelte editoriali? Quanto hanno influito sulle vostre?
Le questioni ideologiche nel nostro paese purtroppo, a mio avviso, contano eccome. Ne abbiamo molti esempi e molte testimonianze. Mio padre era capo di gabinetto dell’antimafia durante la guerra spietata degli anni ottanta e novanta conclusasi con il duplice assassinio di Falcone e Borsellino. Solo la cultura può contrastare il male e la violenza.
Solo la poesia può accorciare davvero le distanze in un periodo storico come il nostro
Le questioni ideologiche e di interessi di gruppo (mentalità mafiosa?) contano non solo quando parliamo di pubblicazioni di autori esteri, ma anche quando siamo di fronte ad autori non allineati ideologicamente e valorialmente con l’assetto dominante. L’Italia, basti pensare a Pasolini, ha sempre subito le conseguenze delle decisioni politiche di una lobby saldamente interconnessa con l’industria culturale. E il paese ne è rimasto enormemente deturpato.
Ci sono mafie di molti colori e dimensioni. Ma per fortuna le stelle nel firmamento saranno sempre e per sempre molto più numerose anche se la lotta, sì, in questa fase storica, è dura e spietata.
Quanto pesa la difficoltà di invitare gli autori (costi, passaporto, censura...) nella decisione di pubblicare o non pubblicare un libro? Quanto il fatto che siano benvisti o malvisti in patria? Potete farci un esempio?
Non saranno valutazioni che prenderemo mai in considerazione. L’unica possibile sarà ed è il limite di budget. Spesso gli autori più sono controversi e osteggiati più hanno da dire e sono necessari all’evoluzione del pensiero collettivo. La letteratura, i libri devono essere scomodi. Altrimenti è intrattenimento. Per quello c’è già la tv.
Come selezionate i traduttori e quanto intervenite sulle loro scelte “ideologiche”? Come valutereste la decisione di non tradurre il carattere 龙 con espressioni quali “drago” o “dragone”, e di preservare invece il pinyin inserendo una nota a piè di pagina?
Mi occupo personalmente delle traduzioni, certo non agiremo in maniera simile alle realtà umane ed editoriali esistenti che sono le stesse che ci hanno portati alla decisione di fondare una nostra casa editrice. Circa la decisione di non tradurre 龙, bisognerebbe valutare il singolo caso e contestualizzare. Non credo si possa generalizzare.
Avete notato se il pubblico italiano reagisce in maniera differente rispetto al pubblico di altri paesi? Se sì, quali sono le differenze più significative? Per esempio, un best seller cinese tradotto in Germania che in Italia non vende o viceversa...
Essendoci come Delufa Press concentrati principalmente su Cina e Polonia non saprei valutare e dare una risposta adeguatamente ragionata in merito. Almeno per ora.
Cosa rappresenta per voi la Cina, e in che modo questa idea si riflette nell’immagine che provate a raccontare al pubblico italiano?
La Cina rappresenta una delle meraviglie culturali dell’umanità, in particolare, per me, quando si parla di arte e di lingua. I caratteri cinesi racchiudono un potere ancestrale, una forza quasi magica e quando ci si accosta all’espressione poetica la densità di questa energia, la pressione al suo interno, aumenta esponenzialmente. Attraverso la traduzione e la pubblicazione di dialoghi poetici vorremmo avvicinare le distanze spirituali tra i nostri due popoli facendo battere i nostri cuori all’unisono.
Solo la poesia, un tempo in Cina così come in Italia necessaria affinché si potesse accedere alla carriera politica, solo la poesia può avvicinare davvero le distanze in un periodo storico come il nostro. Solo gli uomini nudi non hanno nulla da nascondere. E anche conservassero ancora qualche segreto, bisognerà studiare e interpretare ciò che c’è o che non c’è tra le righe. Bisogna studiare e andare oltre i nostri limiti, in uno dei luoghi più lontani e misteriosi della terra: la Cina. Perché? Per riscoprire noi stessi.
Long 🐉 va in vacanza e vi dà appuntamento il prossimo 10 settembre.
intervista molto interessante! Complimenti all'autrice Chiara Cigarini, mi avete fatto venire voglia di approfondire la poesia cinese. Spero di avere l'occasione di leggere presto qualcosa di questa nuova casa editrice, a cui auguro di poter portare avanti il proprio progetto culturale.