Long 🐉 - Un filo diretto con la Cina
Fiori d'Asia nasce nel 2019 grazie ai contatti con la China Writers Association della sua fondatrice. Su ventitré titoli pubblicati, dieci sono traduzioni dal cinese
Fiori d’Asia nasce nel 2019 da un’idea di Fiori Picco, traduttrice, scrittrice ed editor, che riesce così a realizzare il suo desiderio di seguire tutte le fasi di realizzazione di un progetto editoriale. Si tratta di una casa editrice di piccole dimensioni rivolta al mondo asiatico e sviluppatasi anche grazie al supporto di numerosi scrittori entrati in contatto con la fondatrice negli otto anni che quest’ultima ha trascorso in Cina. Anche la pubblicazione di interessanti autori “ben visti e considerati in patria” del calibro di A Lai, e un’occasionale collaborazione con la China Writers Association (CWA), hanno arricchito la produzione letteraria di Fiori d'Asia Editrice e facilitato l'invito di autori cinesi in Italia. L’esperienza raccontata da Fiori Picco si configura, quindi, come un interessante caso di studio, che aiuta a comprendere il sottile intreccio tra cultura e ideologia. Ci insegna che progetti promettenti e dalla forte valenza culturale come questo (centrale, per Fiori d’Asia, è l’attenzione alla cultura delle minoranze etniche cinesi) possono trovare condizioni particolarmente favorevoli al dialogo con attori della Repubblica popolare come la CWA, interessati a interfacciarsi con chi conosce la lingua di questo Paese, ne apprezza la cultura, e può contribuire a “raccontare bene la storia cinese”. Condizioni favorevoli che, d’altra parte, rischiano di disincentivare lo scouting di scrittori e prospettive altrettanto interessanti, ma meno apprezzati dalle realtà culturali statali.
Qual è il percorso che porta un’opera cinese sugli scaffali delle librerie italiane con il vostro logo? Potere raccontare l’esempio di un’opera da voi pubblicata di cui andate particolarmente fieri?
Nel mio caso la collaborazione nasce direttamente con gli autori che mi contattano proponendo le loro opere. Seguono la traduzione e la pubblicazione. Un’opera di spessore e di grande valore è il romanzo Dolore e rinascita tra le nuvole dello scrittore A Lai, noto per il suo precedente bestseller Rossi fiori del Tibet. Lo scrittore mi ha contattata, mi ha invitata nella contea di Aba, suo paese d’origine, e dall’incontro è nata la collaborazione. Negli anni di vita e di lavoro in Cina ho partecipato a diversi congressi e simposi dove ho conosciuto tantissimi autori provenienti da tutte le province cinesi. Con loro ho instaurato un rapporto professionale e allo stesso tempo di amicizia. La China Writers Association è un punto di riferimento.
Come e quando è nato il vostro progetto editoriale, e con quale obiettivo? La Cina è parte integrante del vostro progetto da sempre o avete pubblicato solo qualche titolo?
Fiori d’Asia Editrice è nata nell’agosto del 2019 dalla necessità personale di seguire tutte le fasi di realizzazione di un progetto editoriale. Gli autori cinesi sono partecipi e vogliono avere un rapporto diretto con me che sono sinologa, traduttrice, curatrice ed editrice. Da sempre le opere cinesi rivestono un ruolo principale nella produzione che riguarda l’Asia e che caratterizza il mio marchio.
Non mi limito alla professione di editrice ma di promotrice di culture di nicchia
Perché tradurre e pubblicare libri che parlano di Cina nell’Italia di oggi? Perché dedicare attenzione e risorse al mondo cinese?
Devo specificare che Fiori d’Asia Editrice si occupa di varie letterature asiatiche, con una particolare attenzione alla cultura delle minoranze etniche cinesi che ho seguito negli anni attraverso le mie ricerche antropologiche in loco e la mia attività di scrittrice. Ritengo che l’Occidente debba conoscere realtà ancora lontane e sconosciute. Non mi limito alla professione di editrice ma di promotrice di culture di nicchia.
Quando pubblicate un titolo cinese, che attese di vendita avete? Qual è l’opera di narrativa in traduzione che ha riscosso maggior successo di critica e/o di vendite? Quale il principale “insuccesso”, e come ve lo siete spiegato?
Le aspettative sono sempre un’incognita. L’autore Wang Weilian con il romanzo breve dai toni noir L’Alter Ego è nella classifica di bestseller di Amazon. Lo scrittore è stato in Italia a maggio e ha riscosso molto successo anche con la raccolta di racconti fantascientifici Pianeti e ricordi. È innovativo e rappresenta un nuovo modo di scrivere: contemporaneo, metropolitano, incisivo, mai ripetitivo. Abbiamo creduto in lui e presentandolo ai lettori italiani abbiamo capito che la nostra scelta è stata giusta perché il suo concetto di fantascienza non è solo astratto ma calato nella realtà, e questo aspetto è stato apprezzato. In Cina molti giovani autori scrivono di fantascienza e sono promossi dalle case editrici. Per noi editori italiani è motivo di ricerca. Ho conosciuto Wang Weilian nel 2017 tramite un progetto mondiale di traduzione e di pubblicazione di autori del Guangdong che ha coinvolto vari Paesi. Io sono stata scelta come traduttrice ed editore per l’Italia. Per le nostre scelte editoriali facciamo riferimento solo al mondo cinese. Un libro non è mai un fallimento, soprattutto alle fiere di settore, dove le vendite sono dirette e importanti.
Si sente spesso parlare di una “guerra fredda” Cina-Usa, in particolare in relazione a una contrapposizione discorsiva che tende a inglobare anche il mondo culturale europeo. Quanto le tensioni ideologiche influiscono sulle scelte editoriali? Quanto hanno influito sulle vostre?
Stiamo vivendo momenti di tensione in tutto il mondo; io mi occupo di cultura a trecentosessanta gradi e la mia produzione è lontana da ogni evento politico, ideologia o preconcetto.
Quanto pesa la difficoltà di invitare gli autori (costi, passaporto, censura...) nella decisione di pubblicare o non pubblicare un libro? Quanto il fatto che siano benvisti o malvisti in patria? Potete farci un esempio?
Da due anni sono responsabile del Club italiano dei lettori della letteratura cinese e periodicamente invito in Italia autori cinesi in concomitanza con l’uscita delle loro opere. Con la lettera d’invito non ho mai avuto problemi e questo significa che i miei autori sono ben visti e considerati in patria. La presenza di un autore in Italia incide positivamente sulle vendite. Wang Weilian è il primo autore venuto in Italia su invito di Fiori d’Asia Editrice e altri verranno in futuro con l’uscita dei loro libri. Negli anni passati sono venuti diversi autori che ho tradotto e che poi sono stati pubblicati da altre case editrici. All’epoca ero solo la traduttrice.
Con la lettera d’invito non ho mai avuto problemi e questo significa che i miei autori sono ben visti e considerati in patria
Se nel selezionare storie l’editore gioca un ruolo fondamentale, nel trasferire significati da una lingua a un’altra, essenziale è il ruolo del traduttore. Un aspetto di cui fa tesoro anche la propaganda cinese, che negli ultimi anni ha promosso programmi di formazione e traduzione rivolti ai traduttori stranieri. Ne avete mai usufruito e che idea vi siete fatti in proposito?
Traduco opere cinesi dal 2011; non ho frequentato corsi di traduzione ma, essendo scrittrice professionista dal 2007, non ho trovato difficoltà nel rendere in un italiano letterario la lingua originale. I miei autori mi apprezzano proprio perché sono a conoscenza della mia doppia identità letteraria: di traduttrice e di scrittrice. La mia produzione di scrittrice riguarda la cultura cinese, nello specifico le tradizioni e le vicissitudini delle minoranze etniche che ho conosciuto nei villaggi durante le mie ricerche antropologiche. Sono storie vere di denuncia e di riscatto sociale. I libri pubblicati in questi ultimi cinque anni sono Yao (scritto sia in italiano sia in cinese), Il Circolo delle Donne Farfalla- Mugao e Bhaktu e Il tempo del riso glutinoso. Giada Rossa-Una vita per la libertà è la storia di una donna cinese immigrata in Italia.
Come selezionate i traduttori e quanto intervenite sulle loro scelte “ideologiche”? Come valutereste la decisione di non tradurre il carattere 龙 con espressioni quali “drago” o “dragone”, e di preservare invece il pinyin inserendo una nota a piè di pagina?
Fino ad ora non mi sono mai rivolta ad altri traduttori. Solo per una raccolta di racconti per l’infanzia a tema Covid ho coinvolto alcune giovani sinologhe. L’esperienza mi insegna che i lettori italiani non amano troppi termini cinesi o note a piè di pagina. Preferiscono un testo scorrevole, pulito e comprensibile. Pertanto, dove non è necessario mantenere il termine originale, consiglio di tradurre in italiano.
Avete notato se il pubblico italiano reagisce in maniera differente rispetto al pubblico di altri paesi? Se sì, quali sono le differenze più significative? Per esempio, un best seller cinese tradotto in Germania che in Italia non vende o viceversa…
I gusti letterari di un paese, così come quelli delle diverse tipologie di lettori all’interno del paese stesso, variano in base alle preferenze personali e anche alle tendenze di mercato. Per quanto riguarda l’estero non posso esprimermi.
Cosa rappresenta per voi la Cina, e in che modo questa idea si riflette nell’immagine che provate a raccontare al pubblico italiano?
Ho vissuto otto anni in Cina, ho insegnato presso la Yunnan Normal University svolgendo ricerche di antropologia e dalla mia esperienza è nato il mio amore per la letteratura e per la scrittura. La Cina è stata la culla della mia formazione letteraria. Per questo è nata la mia casa editrice che si occupa della divulgazione dei vari aspetti culturali dell’Asia, in primis della Cina.
Long 🐉 vi da appuntamento il prossimo 10 novembre con un’intervista a Matteo Luteriani per Luni Editrice