Long 🐉 - Aggiorniamo l’immaginario
Rizzoli nasce nel 1927, i volumi tradotti dal cinese sono otto. Fang Fang è stata tradotta dall'inglese. Intervista all'editor Severino Antonelli
Rizzoli, casa editrice che opera nell’industria culturale italiana dal 1927, negli ultimi anni ha dedicato sempre più attenzione alla narrativa dei Paesi asiatici, e oggi guarda alla Cina come a “uno dei bacini più interessanti e in espansione a cui attingere”. Per questo, dopo aver pubblicato diversi classici cinesi con il catalogo BUR, ha deciso di scommettere su opere letterarie capaci di trasmettere uno sguardo contemporaneo e complesso sulla Repubblica Popolare, uno sguardo che non sia riconducibile, afferma l’editor Severino Antonelli, soltanto a “immagini novecentesche, […] al successo di alcuni autori contemporanei come Yu Hua, o alla saga di fantascienza di Liu Cixin”. Nel corso dell’intervista, Antonelli racconta con franchezza una visione editoriale che guarda al potenziale commerciale, oltre che letterario, della narrativa cinese in traduzione. Un potenziale legato tanto a un’immagine di Cina “aggiornata”, ovvero sfaccettata e attuale, quanto alla presenza di tensioni ideologiche che contribuiscono ad accendere la curiosità dei lettori. Racconta poi un aggiornamento dell’immaginario corale, che passa da una crescente rilevanza dei traduttori dal cinese, dall’importante ruolo delle agenzie di subagencying, e dall’operato di attori che non coincidono necessariamente con i tradizionali “agenti di traduzione” (si pensi ad esempio ai giornalisti). Antonelli ci offre una preziosa prospettiva sulle dinamiche editoriali che coinvolgono la letteratura cinese in traduzione, e sulla necessità di una trasformazione della narrazione sulla Cina che non può e non deve coinvolgere solo il mondo editoriale.
Qual è il percorso che porta un’opera cinese sugli scaffali delle librerie italiane con il vostro logo? Potere raccontare l’esempio di un’opera da voi pubblicata di cui andate particolarmente fieri?
Il percorso di scoperta, acquisizione, traduzione e pubblicazione di un qualunque testo straniero per una casa editrice è lungo, spesso avventuroso e pieno di incertezze, ripensamenti e entusiasmi. Nel caso della narrativa cinese contemporanea l’attenzione e le incognite sono tante. In primo luogo, per la barriera linguistica che impedisce agli addetti ai lavori di leggere in prima persona i testi senza affidarsi a lettori professionisti. In secondo luogo, per la poca dimestichezza con un sistema editoriale dove il diritto d’autore è soggetto a leggi e usi diversi.
La narrativa in lingua cinese sono di sicuro uno dei bacini più interessanti e in espansione da cui speriamo di attingere
Rizzoli ha da tempo ribilanciato il peso dei diversi paesi di provenienza degli autori di cui è fatto il suo catalogo. Se fino a qualche anno fa autori di lingua inglese, francese e spagnola erano un numero preponderante delle nuove proposte della casa editrice, il successo di autori giapponesi, coreani e di altri paesi ha creato un piano editoriale oggi più variegato. Anche se non ancora come per altre lingue, la Cina e la narrativa in lingua cinese sono di sicuro uno dei bacini più interessanti e in espansione da cui speriamo di attingere.
Un ruolo cruciale per gli editori che svolgono questo tipo di ricerca lo svolgono le agenzie subagencying, ovvero quelle agenzie letterarie il cui ruolo è vendere in esclusiva all’estero i libri di autori rappresentati e/o pubblicati da altre agenzie o case editrici. Il loro ruolo di mediazione e scouting aiuta noi editor a accedere direttamente a un gran numero di titoli altrimenti invisibili sul mercato internazionale.
Le tensioni ideologiche per un editore hanno un effetto uguale e contrario: proprio perché esistono accendono la sua curiosità
È proprio grazie al lavoro di una di queste agenzie che abbiamo scoperto il romanzo dell’autore cinese Xiaoyu Lu, Un uomo nella corrente (水下之人), che pubblicheremo nella seconda parte del 2025 nella traduzione dal cinese di Giulia Massellucci. Un progetto letterario ambizioso, di cu andiamo molto fieri.
Come e quando è nato il vostro progetto editoriale, e con quale obiettivo? La Cina è parte integrante del vostro progetto da sempre o avete pubblicato solo qualche titolo?
Rizzoli nasce nel 1927 con la pubblicazione di riviste, e nel dopoguerra si apre al mercato del libro. Nel corso dei decenni lo sviluppo e l’interesse per i classici anche cinesi ha arricchito il catalogo della BUR (Biblioteca Universale Rizzoli), con titoli come Il sogno della camera rossa, Zhuang-zi, Poesia cinese dell’epoca T’ang e Un sole rosso al centro dei nostri cuori. In aggiunta a questi, proprio nel 2025 verranno proposti L'arte della guerra di Sun Tzu dalla prima versione annotata da Lionel Giles del 1910, con testo cinese a fronte, traduzione dall'inglese di Enrico Lavagno e una nuova curatela di Tao te Ching di Lao Tzu.
Perché tradurre e pubblicare libri che parlano di Cina nell’Italia di oggi? Perché dedicare attenzione e risorse al mondo cinese?
Non solo per aggiornare il lettore su una futura egemonia da parte del paese che da tempo ci dicono sarà il protagonista mondiale del nostro secolo. Almeno non per i romanzi. Tradurre e pubblicare storie che parlano di Cina (così come di paesi meno al centro del mercato del libro) nasce in primo luogo dalla scelta editoriale di un editore, che in un testo e nel suo contesto vedono un potenziale letterario e commerciale su cui scommettere.
Quando pubblicate un titolo cinese, che attese di vendita avete? Qual è l’opera di narrativa in traduzione che ha riscosso maggior successo di critica e/o di vendite? Quale il principale “insuccesso”, e come ve lo siete spiegato?
Le attese di vendita (per fortuna!) non dipendono dal paese di origine del libro. Per quanto riguarda un testo letterario come quello già citato di Xiaoyu Lu, ci aspettiamo piuttosto di vendere copie sul lungo tempo, anche in una futura versione tascabile.
Per quanto riguarda l’opera di narrativa in traduzione di maggior successo per Rizzoli nel 2024, si tratta sempre di un titolo di origine asiatica: Un gatto per i giorni difficili di Ishida Syou, autrice giapponese che sta riscuotendo un successo mondiale.
Si sente spesso parlare di una “guerra fredda” Cina-Usa, in particolare in relazione a una contrapposizione discorsiva che tende a inglobare anche il mondo culturale europeo. Quanto le tensioni ideologiche influiscono sulle scelte editoriali? Quanto hanno influito sulle vostre?
Le tensioni ideologiche per un editore hanno un effetto uguale e contrario: proprio perché esistono accendono la sua curiosità.
Quanto pesa la difficoltà di invitare gli autori (costi, passaporto, censura...) nella decisione di pubblicare o non pubblicare un libro? Quanto il fatto che siano benvisti o malvisti in patria? Potete farci un esempio?
Avere nel proprio paese autori stranieri è sempre un privilegio e un’opportunità uniche per i lettori e per gli editori, e grazie a premi, fondazioni e festival le possibilità in Italia sono tante. Il fatto che siano malvisti in patria non è in nessuno modo un problema. L’esempio primo per noi è Fang Fang, autrice che abbiamo pubblicato prima con I diari di Wuhan e poi con Come un seme sepolto dal tempo. Quest’ultimo è una denuncia altissima e profonda delle violenze degli anni della riforma agraria di Mao Zedong. Il libro è stato censurato in patria nel 2016. Per Rizzoli pubblicare questo libro è stato quindi un duplice vanto: offrire al lettore italiano una lettura entusiasmante e dare voce, con i nostri mezzi, a un’autrice la cui libertà di espressione era stata limitata.
Come selezionate i traduttori e quanto intervenite sulle loro scelte “ideologiche”? Come valutereste la decisione di non tradurre il carattere 龙 con espressioni quali “drago” o “dragone”, e di preservare invece il pinyin inserendo una nota a piè di pagina?
Tendiamo a fidarci delle scelte dei traduttori che selezioniamo. Di solito proponiamo a più di un traduttore di fare una prova su un piccolo estratto del libro. Una volta ricevute le prove, selezioniamo il traduttore che a nostro avviso è riuscito meglio nell’impresa di restituire stile e ritmo della narrazione. Quanto alle note, preferiamo usare glossari alla fine del volume o trovare una soluzione discorsiva ai problemi che il testo pone.
Avete notato se il pubblico italiano reagisce in maniera differente rispetto al pubblico di altri paesi? Se sì, quali sono le differenze più significative? Per esempio, un best seller cinese tradotto in Germania che in Italia non vende o viceversa...
La Cina è per il lettore medio italiano un mondo ancora lontano, legato nella migliore delle ipotesi a immagini novecentesche o al successo di alcuni autori contemporanei come Yu Hua o alla saga di fantascienza di Liu Cixin. Per trovare nuovi lettori interessati alla produzione letteraria cinese è necessario quindi prima passare da un processo di aggiornamento dell’immaginario. Penso in particolare al grande lavoro di divulgazione giornalistica di Simone Pieranni e Giada Messetti, che nei loro libri sono riusciti a raccontare una Cina contemporanea, viva e contraddittoria. Più in generale, penso che in paesi come la Germania la lettura sia un’attività ricreativa e educativa non troppo diversa dal vedere una serie TV, giocare alla PlayStation o vedere una partita di calcio. In Italia spesso la lettura viene vista come un’attività “seria”, impegnativa e escludente; non certo il modo migliore per aiutare i lettori ad avvicinarsi a autori all’apparenza più “difficili” come quelli cinesi.
Cosa rappresenta per voi la Cina, e in che modo questa idea si riflette nell’immagine che provate a raccontare al pubblico italiano?
Per Rizzoli la Cina è un mercato editoriale ancora poco esplorato; un possibile bacino di storie ancora non pubblicate; un campo in cui trovare i futuri autori del nostro catalogo.
La rubrica Long 🐉 finisce qui. Ma continueremo a seguire con estremo interesse i lavori della sua curatrice